La montagna abitata grazie a una cooperativa

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Succiso, piccolo borgo dell’Appennino reggiano con meno di 60 abitanti, è rinato grazie alla Cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri, fondata nel 1991. «Non ci siamo rassegnati a chiudere il paese», ricorda il vicepresidente Oreste Torri

 Nel cuore dell’Appennino reggiano, a oltre mille metri di quota, c’è un borgo che ha invertito il destino che accomuna tante aree interne italiane. Succiso oggi conta meno di 60 abitanti stabili, ma grazie all’impegno dei suoi residenti, è diventato un modello osservato da università, organizzazioni internazionali e fondazioni. Al centro di questo processo di rinascita c’è la Cooperativa sociale Valle dei Cavalieri, la prima cooperativa di comunità nata in Italia, nel 1991. L’ha fondata un gruppo di cittadini riuniti nella Pro Loco locale.

Tra loro c’era anche Oreste Torri, oggi vicepresidente, che racconta così la genesi del progetto:

Oreste Torri

«Negli anni ’80 il paese era rimasto senza servizi. Abbiamo deciso di reagire per non fare la fine di altri borghi ormai deserti». Nel secondo dopoguerra, la montagna reggiana ha subito un progressivo spopolamento. L’emigrazione verso la pianura e l’industrializzazione dell’asse emiliano hanno svuotato i crinali, mettendo in crisi agricoltura, pastorizia, attività commerciali e scolastiche. «Succiso – ricorda Torri – aveva più di 1.300 abitanti negli anni ’40, con sei bar, cinque ristoranti, una fabbrica di maglieria, un caseificio. A fine anni ’80 era rimasto un solo bar, gestito da due pensionati. La scuola elementare era stata chiusa nel 1985. Non c’era più nulla».

È in quel contesto che nasce l’idea della cooperativa. «Ci siamo chiesti se fosse possibile tenere in vita il paese», spiega Torri. «Abbiamo recuperato l’ex scuola elementare, l’abbiamo ristrutturata con le nostre mani e i nostri soldi. In 25 soci, ognuno mise un milione di lire. Partimmo aprendo un bar e un piccolo negozio alimentare. Era il minimo per ridare socialità e quotidianità agli abitanti».

Oggi la Cooperativa Valle dei Cavalieri dà lavoro a 9 persone tra dipendenti e stagionali, coinvolge oltre 60 soci, ha un fatturato annuo di circa 860mila euro e offre una gamma di servizi che vanno dalla ristorazione all’agriturismo, dalla produzione di formaggi e pane fresco alla gestione del centro visita del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano. «Abbiamo 200 pecore, produciamo ogni anno 70 quintali di pecorino e 8 di ricotta. Il nostro ristorante ha servito 17mila pasti nel 2024», sottolinea Torri. «Ma la vera forza della cooperativa è il legame con il territorio. Tutto quello che facciamo nasce da qui e qui resta».

Nel tempo, la cooperativa ha realizzato un impianto fotovoltaico da 89 kW, un centro benessere, una foresteria, un forno per il pane, e in collaborazione in collaborazione con il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano un programma di educazione ambientale denominato Neve Natura rivolto agli studenti, che coinvolge scuole di tutta la regione. «Quello che ci ha tenuti in piedi è la volontà di non mollare», prosegue Torri. «Nei primi anni abbiamo ricapitalizzato la cooperativa ogni anno, tirando fuori soldi di tasca nostra. Poi sono arrivati alcuni bandi, ma anche molta burocrazia. Abbiamo investito circa 1,9 milioni di euro complessivi, a volte senza contributi pubblici, come nel caso del fotovoltaico. Ci era stato detto che saremmo stati ammessi al contributo, poi è arrivato il diniego perché avevamo anche il codice Ateco dell’agriturismo, oltre a quello agricolo. Abbiamo dovuto coprire tutto con un mutuo. Però abbiamo tenuto duro».

Oggi la cooperativa è un presidio non solo economico ma anche sociale. Porta farmaci e spesa agli anziani, cura la pulizia delle strade e degli spazi pubblici, accoglie persone con disabilità. «Cerchiamo di mantenere vivo il tessuto della comunità anche nei paesi vicini, dove gli anziani sono sempre più soli. Li portiamo al centro polifunzionale di Ramiseto per attività manuali e socialità. Ma servirebbero più fondi. I progetti per le aree interne sono finiti. Eppure noi garantiamo servizi che altrove sono impensabili». A differenza di altre cooperative, Valle dei Cavalieri non si è mai fermata al solo piano economico. Ha puntato su una visione del territorio come risorsa primaria. «Noi – dice Torri – abbiamo sempre pensato che il turismo non dovesse essere solo consumo, ma relazione. Non vendiamo un prodotto, vendiamo un’esperienza di territorio. E le persone lo capiscono». La proposta di turismo di comunità ha portato Valle dei Cavalieri sul podio della Fiera mondiale del turismo di Madrid nel 2018, dove ha ottenuto il secondo premio dell’ONU per il turismo innovativo su 128 progetti da 55 paesi. Il modello ha attirato l’attenzione di studiosi, amministratori e visitatori da tutto il mondo: vari paesi dell’Africa e dell’Europa, Giappone, Corea, Argentina, Canada, Filippine, Stati Uniti. «Ci studiano, ci chiedono come abbiamo fatto. Io stesso sono stato invitato a raccontare la nostra esperienza in tutte le regioni italiane. Ma quello che conta davvero – conclude Torri – è che tutto è nato da un gruppo di persone che ha deciso di non abbandonare il proprio paese. È questo che rende la nostra esperienza replicabile.

Servono senso di appartenenza, determinazione, volontariato e amore per la propria terra. Se ci sono questi elementi, una cooperativa di comunità può rinascere ovunque».

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Immagine di Giancarlo Pergallini
Giancarlo Pergallini
Giancarlo Pergallini - Collaboratore

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