L’economia della cultura in Emilia tra frenate e ripartenze

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L’economia della cultura in Emilia: territori in chiaroscuro tra tenute, frenate e nuove traiettorie creative

L’Emilia continua a esprimere una delle filiere culturali e creative più vivaci del Paese, ma nel 2024 il panorama provinciale si presenta tutt’altro che uniforme. Mentre Parma e Reggio Emilia registrano un arretramento, Piacenza mette a segno una lieve crescita che la distingue nel quadro regionale. A raccontarlo sono le analisi dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di commercio dell’Emilia, elaborate sui dati di Fondazione Symbola e Unioncamere contenuti nel rapporto “Io sono Cultura 2025”. Un mosaico complesso, fatto di industrie culturali “core”, professioni creative diffuse e dinamiche occupazionali che rispecchiano – con intensità diverse – le trasformazioni di un settore sempre più ibrido e interconnesso.

Reggio Emilia: valore aggiunto in lieve calo (-1,4%)

1.165 milioni di euro e 15.784 occupati (-0,6%)

A Reggio Emilia la filiera culturale e creativa pesa per il 5,4% sul totale dell’economia provinciale, ma il 2024 segna un piccolo arretramento: il valore aggiunto scende dell’1,4%, mentre gli occupati calano dello 0,6%.
La componente “core” – che include industrie culturali, performing arts, editoria, comunicazione, audiovisivo, conservazione del patrimonio – sviluppa 511 milioni di euro (-4,3%) con 7.986 addetti (-3,1%).

A compensare, almeno in parte, è la forza delle professioni creative inserite in altri settori produttivi: le embedded creatives generano infatti 654 milioni di euro (+0,9%), pari al 56,1% dell’intero valore culturale provinciale, e contano 7.798 occupati (+2,0%).

Dentro i comparti, il quadro è molto articolato. Architettura e design restano il primo pilastro (128 milioni, ma in calo del 6,6%), mentre editoria e stampa perdono valore ma aumentano l’occupazione. La produzione di software e videogame cede terreno (-11,8%) così come audiovisivo e musica (-15,2%), mentre performing arts (+4,3%) e comunicazione (+10,2%) registrano performance brillanti. Stabili conservazione e valorizzazione del patrimonio, che però aumentano gli addetti.

Parma: il settore produttivo culturale e creativo cede il 5,9%

Valore aggiunto a 988 milioni, occupati a 13.529 (-2,3%)

È Parma a mostrare la frenata più marcata tra le tre province. Qui il valore aggiunto culturale scende del 5,9%, attestandosi a 988 milioni di euro (pari al 5,2% della ricchezza provinciale), con una contrazione del 2,3% degli occupati.

La componente core produce 545 milioni di euro (-7,3%) con 7.680 addetti (-4%). Le embedded creatives generano 443 milioni (-3,9%), pari al 44,8% del totale, con 5.850 occupati sostanzialmente stabili.

Nei singoli comparti, Parma conferma la propria vocazione tecnologica: videogame e software rappresentano il primo motore, con 228 milioni di euro di valore aggiunto, pur in calo (-10,2%). Seguono architettura e design (95 milioni, -11,2%) ed editoria e stampa (-7,8%).

In controtendenza performing arts e arti visive, che crescono sia in valore (+5,7%) sia in occupazione (+7,1%). Bene anche il settore della comunicazione (+4,8%) e, soprattutto, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico (+4,5% di valore aggiunto e un +14,8% di occupazione).
In forte contrazione invece audiovisivo e musica (-15,2%).

Piacenza: in lieve crescita

+0,5% del valore aggiunto (431 milioni) e occupati a 7.242 (+2,1%)

Piacenza è la provincia che, nel 2024, mostra il segnale più incoraggiante: la filiera culturale e creativa cresce dello 0,5%, raggiungendo 431 milioni di euro, mentre l’occupazione aumenta del 2,1%. Il settore rappresenta il 4,1% della ricchezza locale.

La componente core sale a 231 milioni di euro (+0,4%), con 4.148 addetti (+1,8%). Le embedded creatives generano 199 milioni (+1,0%) e contano 3.094 occupati (+2,6%).

Tra i comparti, il motore principale è software e videogame, che cresce in modo significativo (+7,4%) con 875 addetti e 184 imprese (+6,4%). A pari valore si colloca l’editoria e stampa, che registra però un calo del 4,9%.

Seguono architettura e design (45 milioni, -6,3%), performing arts e arti visive (+4,3% di valore e +4,5% di occupazione), e comunicazione (+6,3%). Crescono anche conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico (+6,7%) e il settore audiovisivo-musica, che rimane stabile in termini di valore e occupazione.

Una regione che cambia: segnali da leggere oltre i numeri

Le tre province raccontano un’Emilia a velocità differenziata: più prudente a Reggio Emilia, in contrazione a Parma e sorprendentemente resiliente a Piacenza.
Un mix di innovazione digitale, tradizioni culturali consolidate e nuovi linguaggi creativi che ridefinisce il ruolo dell’economia della cultura come motore trasversale – capace di incidere non solo sulla produzione culturale in senso stretto, ma anche su settori come moda, agroalimentare e automotive tramite le embedded creatives.

La traiettoria del 2024, nonostante le ombre di alcuni comparti, conferma un punto fermo: la cultura non è più un settore a sé, ma un’infrastruttura immateriale che sostiene, qualifica e differenzia le economie territoriali. E l’Emilia, ancora una volta, lo dimostra.

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Immagine di Giulia Chittaro
Giulia Chittaro

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