Da trentanni patrimonio dell’Unesco: gli aspetti salienti dellambizioso progetto che vuole ridare vita alle tradizioni in chiave contemporanea con Alan Fabbri, sindaco di Ferrara
Il turismo nella sua interpretazione moderna nasce probabilmente nel 1670 quando il canonico inglese Richard Lassels raccolse le esperienze dei suoi cinque viaggi nel libro The Voyage of Italy, in cui suggerisce a tutti i giovani lord di effettuare il Grand Tour (termine poi adottato per definire il turismo culturale dell’epoca) per potersi fare una cultura, per conoscere e capire le varie realtà politiche, sociali ed economiche d’Europa e, in particolare, dell’Italia, già allora riconosciuta come ineguagliabile espressione di arte e sapienza.
Nel tempo, grazie principalmente alla diffusione dei mezzi di trasporto e al miglioramento del tenore di vita, il turismo si è evoluto fino a diventare alla portata di tutti. Sebbene la diffusione sia di per sé un fattore positivo, questo progresso ha favorito anche la tendenza a identificare il turismo in esperienze ‘mordi e fuggi’, perdendo completamente la connessione con la cultura e la storia del luogo visitato.
Il Grand Tour nella sua definizione originaria iniziava e finiva nella stessa città. Anche l’evoluzione del turismo sta forse portando alla chiusura ideale di un cerchio, tornando a coniugare turismo e cultura come in origine, assecondando una tendenza sempre più marcata nella richiesta di un turismo più sostenibile, lento e consapevole.
Ferrara, da trent’anni inserita nella lista del patrimonio mondiale tutelato dall’Unesco come ‘Città del Rinascimento’, a cui si aggiunge dopo quattro anni l’area del Delta del Po con ‘Le Delizie estensi’, si fa portavoce di un turismo che coniuga ogni aspetto passato e presente per offrire un’esperienza olistica.
A questo si aggiunge l’ambizioso progetto di ridare vita alle tradizioni reinterpretandole in chiave contemporanea, come testimoniano i progetti di collaborazione con Carlo Cracco in tema gastronomico e con Angelo Branduardi in tema musicale, che realizzerà un progetto appositamente dedicato a Ferrara. Il tutto in attesa di un doppio maxi-evento: il ritorno di Vasco Rossi in concerto in città, a quasi quarant’anni di distanza (l’ultimo è datato 1987).

Sindaco, il calendario degli eventi in programma per il 2025 è molto ricco: c’è un filo conduttore che avete seguito nel definire le iniziative che proponete?
«Il ricchissimo calendario di appuntamenti dedicati alla nostra città vuole essere un vero e proprio omaggio a Ferrara in un anno così importante come quello del trentennale del riconoscimento Unesco. Una festa, partita a maggio con lo storico Palio, che animerà la città in tutto il suo splendore fino a dicembre.
Un’anteprima per la grande sfida organizzativa che ci aspetta il prossimo anno: dopo il concerto di Bruce Springsteen nel 2023, che portò alla città 60mila appassionati e produsse un indotto sul territorio di oltre 10 milioni di euro, come attesta una ricerca condotta dall’Università di Ferrara, la città ospiterà due concerti di Vasco Rossi, il 5 e 6 giugno per l’avvio del suo tour nel 2026».
Lavorare sulla conservazione del patrimonio storico è certamente fondamentale per essere turisticamente attraenti: come operate per sviluppare e finanziare gli interventi di conservazione?
«Ferrara è tra le città italiane che ha ottenuto i maggiori finanziamenti dal PNRR (100 milioni di euro), soldi che stiamo reinvestendo in città. Lavoriamo molto anche con le risorse ottenute vincendo bandi europei e, non ultimo, investendo risorse e fondi comunali. In questi anni abbiamo lavorato per una più ampia valorizzazione della città, con opere di restauro, di riqualificazione e di salvaguardia dei monumenti e dei palazzi che la caratterizzano.
Penso agli interventi già realizzati ai meravigliosi Palazzo dei Diamanti sede di mostre temporanee di rilievo internazionale e Palazzo Schifanoia, fino ai prossimi edifici che a fine restauro riapriranno, come Palazzo Massari, chiuso dal 2012 per il terremoto in Emilia. Ospiterà tra le varie la collezione di Giovanni Boldini. E poi ancora la sistemazione delle antiche Mura, le nuove ciclabili realizzate e il progetto sulla Darsena, in un’ottica di valorizzazione di Ferrara anche come ponte tra terra e acqua. Questi e moltissimi altri interventi sono tasselli per restituire Ferrara ancora più bella, più attrattiva e più funzionale ai suoi cittadini e ai tanti turisti che la stanno scegliendo»
Il rispetto dell’ambiente è un’esigenza sempre più sentita anche in tema di turismo, quali sono le parti di questo programma che meglio rappresentano la risposta a questa domanda?
«L’ambiente, il suo rispetto e la sua valorizzazione, sono temi che accompagnano ogni percorso politico intrapreso. Ferrara sta cogliendo la sfida innanzitutto a livello urbanistico facendo propri i temi della desigillazione del suolo, del contrasto alle isole di calore, della mobilità sostenibile e incrementando le aree verdi.
Il progetto più innovativo riguarda l’efficientamento del Polo Industriale e Tecnologico che, come Comune, abbiamo fortemente voluto, con l’obiettivo di ridurre di oltre il 95% il prelievo d’acqua dal Po per uso industriale da parte delle società del Polo chimico, eccellenza a livello europeo, con evidenti benefici ambientali per tutto il territorio. A testimonianza dell’eccellenza nelle politiche ambientali adottate, Ferrara è stata premiata per il 4° anno da Plastic Free con tre tartarughe, unica città capoluogo tra le sette italiane riconosciute».
Su quali altri aspetti del patrimonio culturale puntate per completare l’offerta turistica?
«Dopo il traguardo delle 500 mila presenze nel 2024, il più alto mai raggiunto, i trent’anni Unesco rappresentano una straordinaria opportunità per promuovere il nostro territorio e richiamare i turisti con una serie di iniziative appetibili per diverse fasce e gusti: dal tema enogastronomico ai percorsi proposti in bici, la chiave è quella di valorizzare la nostra storia e le tradizioni, parlando del nostro passato ma in un’ottica moderna e accessibile»
Le strutture ricettive del territorio sono adeguate a sostenere il turismo che state promuovendo?
«Ringrazio gli albergatori perché stanno lavorando con noi pari passo nella crescita di questa città. Nuove realtà hanno aperto negli ultimi anni, segno di quello che già sapevamo e che è la nostra scommessa: Ferrara sta diventando una valida alternativa a mete ormai inflazionate. È una città a misura d’uomo da oltre 500 anni!»
Quali iniziative programmate per il futuro per consolidare e arricchire la vostra identità turistica?
«Il sistema-Ferrara è stato pianificato nel Rinascimento ed è giunto fino ai giorni nostri, ancora perfettamente leggibile, fatto di un insieme unico di cultura, architettura e natura. Un patrimonio bello e unico che convive in un equilibrio perfetto, aggiungerei “da mozzafiato”. Prima città moderna d’Europa, culla del Rinascimento, Ferrara e il suo centro sono rimasti intatti.
Ha elogiato questo aspetto anche il regista Pupi Avati, che considera la città tra le poche città salvate dalle brutture della modernità. Ferrara offre sé stessa, in tutta la sua bellezza, ogni anno con un ricco programma di eventi e iniziative. È il luogo giusto dove prendersi una pausa, in famiglia, con gli amici, da soli, in compagnia. E una volta scoperta, rimane nel cuore, per sempre».
Nell’epoca in cui la contaminazione è considerata la carta vincente per offrire esperienze capaci di distinguersi nell’oceano delle possibilità disponibili, questa città ha certamente accolto la sfida, offrendo un programma ‘multisensoriale’ completo, che non solo saprà soddisfare il turista più attento, ma che lascerà a chi in futuro la visiterà un luogo ancora migliore di quanto già non sia.
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