Commodity Agrifood 2026

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Commodity Agrifood 2026

300 operatori all’edizione annuale dell’evento.

Sotto la lente i “nuovi” mercati agrifood nel ciclone tra guerre, dazi e meteo avverso, col caffè che guida la corsa dei prezzi.

Oltre 300 operatori tra agricoltura, industria e distribuzione alimentare hanno animato la XIV edizione di Commodity Agrifood. Bruni (Areté): “Mercati ancora fragili con scorte solo in parte ricostituite, ma anche casi, come quello del duro, in cui i prezzi sono tornati ai livelli pre-crisi. Gli schemi di policy attuali inadatti per mercati che da globali sono oggi estremamente frammentati”. Il 2025 ancora anno di grande fragilità dei mercati: fondamentali in fatica, persistente volatilità, alimentata da fattori macroeconomici e geopolitici (valute, dazi, conflitti…) oltre che climatici. Molte materie prime ancora ai massimi: primeggia il caffè, ma seguono uova, latte, nocciole e olio di cocco. Altri mercati in deflazione (e.g. grano tenero, duro, lenticchie e altri), ma anche casi in cui il rimbalzo dei prezzi è già partito (olio di palma, olio di girasole e noci). Le aspettative di Areté per il 2026 confermano massima attenzione: mercati ancora fragili, scorte in gran parte non ricostituite, il tutto a fronte di un contesto climatico, economico e geopolitico che non preannuncia un facile ritorno a condizioni di stabilità dei prezzi.

Si è tenuta in data 2 Ottobre la XIV edizione di Commodity Agrifood, l’evento di Unione Italiana Food ed Areté – The Agri-food Intelligence Company dedicato ai mercati delle commodity agroindustriali. Ad aprire l’evento, quest’anno nuovamente in versione “live”, dopo i saluti di Mario Piccialuti, direttore UnionFood, e di Enrica Gentile, CEO di Areté, una ricca tavola rotonda con esponenti di primo piano della filiera agrifood italiana ed europea: Carlo Alberto Buttarelli, Presidente Federdistribuzione, Riccardo Felicetti, vicepresidente UIF e Presidente dell’omonimo pastificio, Patrick Pagani, Direttore COPA-COGECA, Giovanni Tamburini, Presidente CEFS – Associazione Europea Industria Saccarifera, insieme a Mauro Bruni, presidente di Areté. Pagani (COPA): “Risorse PAC tagliate del 20 %: manca la difesa per le aziende agricole schiacciate tra costi di produzione in aumento e prezzi talora sotto la soglia di sostenibilità”. Tamburini (CEFS): “Mercato europeo dello zucchero non toccato dai dazi. Il problema sono le stringenti norme sulla coltivazione, che sacrificano le rese produttive, e l’assenza di meccanismi di difesa in presenza di prezzi bassi”. Felicetti (Unionfood): “Accordi di filiera strumento prezioso per difendere gli approvvigionamenti dell’industria e la redditività a livello agricolo”. Buttarelli (Federdistribuzione): “Trasmissione dei prezzi lungo la filiera a due velocità: viscosità e ritardi quando i prezzi alla produzione scendono”.

L’evento si inserisce in un contesto di mercato quantomai complesso e volatile. In molti mercati, nonostante qualche miglioramento produttivo rispetto alle campagne precedenti, non è stato possibile creare le condizioni di ricostruzione delle scorte necessarie per allentare la pressione sui prezzi; spingendo quindi le quotazioni ai massimi storici di prezzo, come nel caso di caffè, uova, latte, nocciole e olio di cocco. Nel caso specifico del caffè, il picco storico di prezzo era già stato raggiunto a febbraio, per poi lasciare spazio ad una marcata riduzione delle quotazioni di quasi il 40 % fino a fine luglio, salvo poi tornare di nuovo ai massimi in settembre, in seguito ad una vertiginosa ripresa della volatilità nel solo mese di agosto.

“Nessun comparto può dirsi al riparo dalla volatilità dei prezzi”. Queste le parole di Mauro Bruni, Presidente di Areté. “Anche nei mercati dove si è registrato il consolidamento di una riduzione dei prezzi, l’esposizione a fattori di volatilità rimane marcata perché la ricostituzione delle scorte non è ancora sufficiente a determinare in maniera definitiva l’avvio di una nuova fase di riduzione dei prezzi e di tranquillità sui mercati.” “Guardando al 2026”, precisa Bruni, “le opportunità di riequilibrio dei mercati sono condizionate da una maggior instabilità del contesto geopolitico e regolatorio, oltre che climatico. Il peso di questi fattori sui mercati è già evidente in molti casi, e non si allenterà nel corso del prossimo anno, rendendo ancor più strategica la gestione del rischio associata alla volatilità”.

Market highlights

Cereali (mais, frumento tenero, frumento duro, riso, orzo)

I mercati italiani dei cereali hanno visto andamenti differenziati nel 2025. Da un lato i frumenti e l’orzo hanno registrato ribassi: in media, tra gennaio e settembre sul listino di Bologna, -17 % sul Tenero n.1, -8 % sul n.3, -14 % il duro fino e -16 % l’ orzo di peso specifico medio, con il frumento duro ed il tenero di forza che hanno raggiunto minimi pluriennali. Il principale fattore ribassista negli ultimi mesi è stato l’arrivo di raccolti abbondanti per la campagna 2025/26 iniziata in estate: secondo i dati della Commissione Europea diffusi ad agosto 2025, +15 % il frumento tenero, +15 % il duro e +9 % l’orzo rispetto al raccolto del 2024/25. Oltre all’Europa, altri importanti Paesi esportatori hanno registrato aumenti produttivi: +4,2 % il tenero in Russia, +2 % il duro in Canada, +13 % l’orzo in Australia. Dall’altro invece, mais e riso si sono mantenuti su livelli di prezzo più sostenuti, con molte referenze che hanno avuto quotazioni mediamente più alte del 2024. A titolo d’esempio, +10 % sul mais c.tto 103 quotato su Bologna, per il riso +31 % sul Carnaroli, +11 % sull’Originario e +6 % sul Lungo B quotati a Milano. Nonostante sul mercato internazionale l’offerta fosse abbondante, la produzione europea 2024/25 si è rivelata al di sotto delle aspettative a causa della siccità in Est Europa per il mais e delle piogge sotto raccolte in Italia per il riso, portando in entrambi i casi ad un fabbisogno di importazione elevato.

Semi ed Oli Vegetali (palma, soia, girasole, oliva, colza, cocco)

I mercati degli oli vegetali hanno visto tensioni di prezzo in alcuni casi anche molto importanti. Nella campagna 2024/25 vs 2023/24, sui mercati europei, i prezzi dei principali oli vegetali sono cresciuti in media del 75 % per l’ olio di cocco, del 13 % per l’ olio di colza, del 25 % per l’ olio di girasole, del 27 % per l’ olio di palma, del 15 % per l’ olio di soia. I principali fattori di supporto sono stati grosse problematiche lato offerta per alcuni prodotti (olio di cocco, olio di girasole, olio di colza) ed un aumento della domanda soprattutto nel settore energetico in importanti Paesi produttori (Indonesia, Stati Uniti, Brasile). Le tensioni sui prezzi degli oli che hanno maggiormente sofferto i cali di produzione si sono trasmesse per effetto sostituzione al resto del comparto, contagiando anche mercati (es. olio di soia) che invece potevano beneficiare di buoni livelli di produzione.

Per quanto riguarda l’ olio extra-vergine di oliva, gli andamenti di prezzo fra prodotto comunitario e prodotto italiano sono stati molto differenziati. Nel caso del comunitario, negli ultimi 12 mesi il mercato ha visto una fase di forte deflazione, con prezzi che hanno perso il 45 % in 7 mesi, toccando i minimi a giugno 2025, per poi rimbalzare con aumenti del 15 % da agosto ad ottobre 2025. Dopo una primavera segnata da aspettative di un ulteriore rimbalzo produttivo in Spagna, che avevo guidato i ribassi, le elevate temperature estive e una ripresa dei consumi superiore alle previsioni hanno invertito la tendenza dei prezzi. L’attuale dinamica riflette una campagna ancora caratterizzata da stock sotto la media e da crescenti timori per l’impatto che i picchi di calore potrebbero aver avuto sulle rese della prossima campagna 2025/26. Diverso il caso del prodotto nazionale, che nel corso del 2025 ha visto moderati incrementi di prezzo (+4 %) che si mantengono allineati ai massimi storici già toccati ad inizio 2024. I prezzi record sono stati la conseguenza di uno scarso livello di offerta, a causa di una campagna 2024/25 di scarica e livelli di stock iniziali particolarmente bassi.

Coloniali (zucchero, caffè, cacao)

Il 2025 ha visto un’elevata volatilità nei mercati delle coloniali. Il caffè ha toccato massimi storici a febbraio, ritestati a settembre dopo una breve correzione estiva. La varietà arabica nella campagna 24/25 ha segnato un incremento di prezzo di oltre il 60 % rispetto alla campagna precedente, toccando valori doppi rispetto ai livelli del pre-2024. Il mercato oltre che da un’offerta che fatica a ripartire, rimane fortemente impattato da fattori esogeni come i dazi imposti dagli USA sul Brasile, il blocco di Suez e le norme anti deforestazione, confermando un’apertura di campagna 25/26 ancora caratterizzata da tanta incertezza e volatilità, terreno fertile per la speculazione. Il cacao, dopo i picchi record del 2024, ha avviato un trend deflattivo (-40 % da inizio anno), pur mantenendosi su livelli doppi rispetto alla campagna 2022/23. Da evidenziare come burro e massa di cacao abbiano registrato cali di prezzo più che proporzionali rispetto alla materia prima, la polvere di cacao, che durante il 2025 non ha invece mostrato ribassi, sul mercato forward segna i primi cali. Dopo tre campagne deficitare il mercato ha avviato una lenta fase di recupero delle scorte, con un leggero surplus previsto anche per il 2026. Sullo zucchero si evidenzia una divergenza: a livello globale nel 2025 i prezzi sono scesi di circa il 20 % grazie all’aumento dell’offerta da India e Brasile, mentre in Europa le quotazioni hanno superato nuovamente i 600 €/t, spinte da un contesto macro di supporto e timori sull’offerta 2025/26 legati alla riduzione delle superfici coltivate. Tuttavia, la campagna bieticola in Europa sembra indirizzata verso una resa superiore alla media con produzioni superiori rispetto alle aspettative, un fattore che, unitamente all’€ forte e a costi energetici in leggero calo, potrebbe riavvicinare le quotazioni UE a quelle internazionali.

Prodotti di origine animale (latte e derivati, uova)

La produzione di latte in UE continua a essere ostacolata, anche per effetto delle politiche ambientali, dal calo del numero dei capi, sempre meno compensato dall’aumento delle rese, con conseguenti tassi di crescita limitati. A questo si somma la diffusione negli allevamenti europei di bluetongue, afta epizootica e dermatite nodulare, che penalizzano ulteriormente le rese e rallentano gli scambi. Dopo un biennio 2024-2025 caratterizzato da inflazione record, in particolare per burro e formaggi, negli ultimi mesi il mercato ha mostrato segnali di deflazione da domanda. La domanda di prodotti UE risulta infatti rallentata non solo dall’inflazione, ma anche dai dazi statunitensi, da prezzi meno competitivi rispetto ad altre aree di esportazione e dal rafforzamento dell’euro. I prezzi del burro, dopo aver superato gli 8 €/kg tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, hanno registrato nell’ultimo mese un calo di circa il 20 %. I prezzi della polvere di latte scremato, complice una domanda asiatica debole, sono scesi ai minimi dal 2020. Nel 2026 il mantenimento della fase deflattiva dipenderà dalla resilienza dell’offerta con prezzi esposti al ritorno della domanda.

I prezzi delle uova, nel 2025, hanno raggiunto livelli record, registrando in Italia un incremento medio del 25 % rispetto al 2024. In un contesto di domanda strutturalmente inelastica, l’offerta è stata penalizzata dalla recrudescenza dell’influenza aviaria durante la campagna 2024/25, con conseguente riduzione del livello di autosufficienza del mercato comunitario. Per il 2026, il riequilibrio del mercato richiede un rafforzamento dell’autosufficienza, che, unitamente al calo dei costi degli input produttivi rispetto all’ultimo triennio, favorirebbe una inversione del trend dei prezzi.

Orticole (Pomodoro e Patate)

Le quotazioni dei derivati del pomodoro, dopo i primi quattro mesi della campagna 2025/26, restano stabili ma su livelli record, in linea con i massimi raggiunti dal 2022/23 e senza segnali di correzione. I prezzi medi di inizio campagna si confermano nettamente più alti rispetto al 2022 (+53 % per la passata semplice, +44 % per il doppio concentrato, +42 % per il triplo, +20 % per il concentrato negli Stati Uniti). Fattori rialzisti quali il calo produttivo atteso a livello globale (Cina -51 %, Spagna -22 %, USA -1 %) e rischi climatici legati a ondate di caldo e precipitazioni irregolari si uniscono alla volatilità legata ai costi di produzione e della materia prima. I prezzi contrattualizzati per la bacca risultano inferiori rispetto alla campagna 2024/25 in tutti i principali Paesi produttori, con l’eccezione dell’Italia, dove si registra un incremento del +5 % al Nord e del +7 % al Sud.

Le quotazioni delle patate sul mercato finanziario dell’EEX, da inizio febbraio hanno registrato un marcato trend deflattivo, interrotto solo a giugno da una fase di stabilità, confermata dalle ultime quotazioni. A settembre, i prezzi delle patate da industria risultano inferiori del 56 % rispetto all’inizio dell’anno e del 19 % rispetto allo stesso periodo del 2024. I fattori ribassisti sono legati all’aumento delle superfici coltivate nell’UE e al conseguente rimbalzo produttivo atteso, in un contesto di crescente disallineamento tra i prezzi del mercato libero e i livelli contrattualizzati di consegna, che ha alimentato ulteriormente la volatilità e sta portando il mercato ai limiti dell’over-production.

Frutta secca (nocciole, mandorle, pistacchi, uva passa, anacardi, arachidi, noci)

Aumenti generalizzati hanno caratterizzato diverse referenze del comparto frutta secca riconducibili a squilibri tra domanda e offerta. Le produzioni, sempre più vulnerabili all’irregolarità delle condizioni climatiche, faticano a tenere il passo di una domanda in crescita. Emblematico è il caso del mercato delle nocciole, dove le gelate straordinarie in Turchia – primo produttore ed esportatore mondiale – hanno compromesso gravemente i raccolti 25/26, alimentando una marcata volatilità rialzista sui prezzi. Da inizio 2025, la nocciola turca ha registrato aumenti di oltre il 120 %, raggiungendo i livelli più alti almeno dell’ultimo decennio. Anche in Italia, la produzione 2025 si è rivelata inferiore alle aspettative, penalizzata da un meteo sfavorevole in fasi cruciali dello sviluppo vegetativo. Le quotazioni nazionali in apertura di campagna, supportate anche dalle forti tensioni sui prezzi internazionali, hanno segnato aumenti superiori al 50 % rispetto ai prezzi di apertura del 2024.

Significative tensioni hanno caratterizzato anche il mercato dei pistacchi e delle noci californiane, complici raccolti 24/25 inferiori in un contesto di domanda sostenuta. Da settembre 2024, i rialzi registrati sui pistacchi sgusciati USA superano il +30 %; oltre il 15 % per le noci. Sebbene le prospettive per i raccolti 25/26 siano di un recupero produttivo per entrambi i mercati, in attesa della commercializzazione del nuovo prodotto, le scorte basse continuano a sostenere il mercato. In controtendenza rispetto al resto del comparto si distinguono le arachidi, interessate da un trend deflattivo da inizio 2025. L’offerta record proveniente dall’Argentina, unita a un raccolto abbondante negli Stati Uniti, ha alimentato un calo significativo delle quotazioni: da gennaio 2025, le Runners argentine e statunitensi hanno registrato ribassi intorno al 28 %, toccando i minimi rispettivamente dal 2016 e dal 2019.

Legumi (ceci, lenticchie, piselli)

La campagna commerciale 2024/25 è stata caratterizzata da un incremento della produzione globale rispetto all’anno precedente per ceci e lenticchie e dalla sostanziale stabilità a livelli storicamente medio-alti per i piselli. In questo quadro sono da evidenziare il generale recupero delle produzioni nordamericane (Canada e USA), sia per effetto delle maggiori superfici destinate a legumi che di rese migliori rispetto al difficoltoso raccolto del 2023 ed il record storico in Australia per i ceci. Le quotazioni sulle principali piazze globali hanno dunque registrato prezzi medi di campagna sensibilmente inferiori rispetto alla precedente. I ceci, nel corso del 2025, hanno registrato riduzioni di prezzo fino al -30 % per alcune varietà (Kabuli, Saskatchewan), mentre le lenticchie hanno registrato cali superiori al -60 % e -30 % rispettivamente per le lenticchie verdi e rosse (sempre origine Saskatchewan). Nello stesso frangente, i piselli hanno visto cali di prezzo fino al 40 %, ma con i piselli verdi (uso zootecnico) che hanno già fatto registrare un rimbalzo del 5 % nel corso del mese di settembre, dopo 7 mesi di cali continuativi.

Energia e Gas

I prezzi del gas naturale in UE (TTF), da inizio 2025 hanno segnato un -25 % raggiungendo, a inizio ottobre, livelli del 10 % inferiori rispetto ad ottobre 2024. Il trend si è trasmesso ai prezzi dell’energia elettrica, il PUN, riferimento per il mercato nazionale, nello stesso periodo ha segnato un -22 %. A pesare è soprattutto una domanda debole, con rallentamenti strutturali nella crescita di economie di consumo chiave come Cina, USA e UE. La domanda implicita di gas in Europa ha toccato dei minimi storici. Il mercato UE, ormai dipendente dalle importazioni di GNL USA, può anche beneficiare dell’Euro forte sul Dollaro americano, del calo dei costi di trasporto e rigassificazione e del rallentamento della domanda asiatica; tutti fattori che rendono meno costosa l’importazione. Tuttavia, lato offerta il mercato UE rimane fortemente esposto a rischi, soprattutto in un contesto di flussi dalla Russia ormai azzerati rispetto al 2022 e incertezza geopolitica. Le scorte UE di gas sono su livelli di riempimento relativamente bassi, e il “cuscinetto” in caso di turbolenze lato offerta è limitato.

Packaging (carta, plastica, vetro, alluminio)

Nonostante dinamiche settoriali e politiche commerciali eterogenee, nel corso del 2025, i mercati delle materie prime industriali (acciaio, alluminio, plastica, carta e vetro) sono stati accomunati da una generalizza debolezza della domanda che, nella maggior parte dei casi, ha esercitato pressioni al ribasso sulle quotazioni – fatta eccezione per il mercato dell’alluminio. L’ acciaio continua a essere sotto pressione a causa della sovracapacità produttiva asiatica, in un contesto di domanda debole nei principali settori di utilizzo e di politiche commerciali statunitensi che ostacolano ulteriormente la ripresa dei consumi. I prezzi dell’HRC europeo, dopo un recupero dai minimi toccati a inizio 2025 (+26 %), hanno registrato nuove perdite a partire da aprile (-10 %). Volatilità e tensioni caratterizzano, invece, il mercato dell’ alluminio. Pur in un clima d’incertezza legato all’impatto delle politiche commerciali USA sulla domanda, le quotazioni internazionali trovano supporto nella crescente richiesta da parte dei settori legati alla transizione energetica, come l’energia solare e i veicoli elettrici, in un contesto di offerta messa a rischio da sanzioni europee sull’alluminio russo e dal tetto produttivo imposto in Cina. Relativamente ai settori di carta e plastica – materie prime il cui principale impiego è nel packaging (rispettivamente il 60 % e il 40 %) – la debolezza dei consumi ha rappresentato il principale fattore di stabilità/flessione delle quotazioni. Sulla plastica vergine, maggiori pressioni ribassiste sono derivate anche dai cali che hanno caratterizzato il petrolio e i derivati. A livello nazionale, dal secondo trimestre 2025, le quotazioni del polietilene e del polipropilene hanno registrato cali rispettivamente del 13 % e del 14 %. Anche il mercato del vetro cavo ha seguito un trend deflattivo, trainato dal calmieramento delle principali componenti di costo produttivo (gas, energia, rottami). I prezzi del gas e dell’energia, sebbene lontani dai livelli pre-crisi energetica, risultano ben distanti dai valori del 2022, e i prezzi dei rottami in vetreria sono ritornati sui livelli del 2021, con una contrazione del 76 % da fine 2024.

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